Angelo Cappuccio, ex sindaco di Santhia e runner con 258 maratone e ultramaratone al suo attivo è quel che si dice un uomo molto veloce. Ha corso una maratona in 2 ore e 58 minuti e una mezza in un’ora e venti… Un sindaco podista e recordman. «Ho iniziato a correre quando avevo 13 anni e mi segnavo i chilometri fatti. Sono arrivato a 58.000» ci racconta. Fa corse anche per lavoro, ma nel senso che guida gli autobus di linea, «una professione che mi permette di avere il tempo per allenarmi» ammette. Sicuramente è uno sportivo convinto ed è anche un amministratore convinto: ha guidato il Comune di Santhia, nel Vercellese, dal 2011 al 2021, conquistando il favore dei suoi novemila concittadini anche per la sua passione sportiva.
Per passione ha portato la maratona a Santhia. Prima la maratona del riso si correva a Vercelli. Poi, è diventata “Del riso, la maratona” e si è spostata sulle risaie santhiatesi, arrivando a mille partecipanti su quattro gare. Anche con qualche record, ricorda Cappuccio. Che ha sempre collaborato con tutti, a partire dai risicoltori. «Una maratona è anche un simbolo per un territorio, porta curiosità e valori positivi: abbiamo voluto legarla per questo al riso che è il prodotto del nostro territorio come del Novarese e della Lomellina». Cappuccio sa bene che Novara e Vercelli sono divise da un antico campanilismo «ma in campo podistico – ci spiega – non ha alcuna ragion d’essere. Siamo tutti sportivi e siamo tutti dalla parte del territorio, del riso e dell’ambiente, che è un valore che unisce cittadini e agricoltori a Vercelli come a Novara». Peccato, dice anzi, che non si possa fare una maratona Novara-Santhia perchè sarebbe un percorso più lungo dei canonici 42,195 km della maratona. «Purtroppo quest’anno non siamo riusciti a organizzare l’evento a Santhia – dichiara – e il fatto che lo proponga Novara dev’essere accolto con favore da tutti gli sportivi, vercellesi in testa». E annuncia: «Sarò presente allo start della ultramaratona di Riso Italiano, il 21 maggio, e spero che tanti vercellesi la corrano».